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Il fu Nagorno-Karabakh

Il Nagorno-Karabakh è un territorio conteso tra Azerbaijan e Armenia, spesso luogo di aspri conflitti
Foto di tatyanakoltsova da Pixabay

Una regione contesa

Il Nagorno-Karabakh, anche conosciuto come Artsakh è, o meglio era, un territorio situato all’interno dei confini statali Azeri.

La sua storia è caratterizzata, fin dalle origini, dal tentativo di Armenia e Azerbaijan di definire questa regione come storicamente appartenente ai propri territori. Le tesi dei due stati si concentrano fondamentalmente sull’affermazione che il Nagorno-Karabakh rappresenta per entrambi la culla della propria identità nazionale.

Ma, sia per il fatto che le fonti sono confuse e poche, sia per il fatto che i due stati hanno vissuto uno sviluppo storico molto simile, risulta difficile stabilire come questa regione sia nata.

Il popolo del Nagorno manifesta da sempre la volontà di essere riconosciuto come più vicino al popolo armeno, ed effettivamente le fonti che attestano il collegamento tra Armenia e Nagorno sono in netta maggioranza rispetto a quelle azere. L’elemento però più comunemente utilizzato per giustificare la resistenza di questo popolo è quello della componente etnica: il 95% è di origine armena.

Il primo conflitto per il controllo

Nei primi anni del ventesimo secolo, dopo aver vissuto sotto occupazione ottomana per quanto riguarda l’Armenia, e Persiana per quanto riguarda l’Azerbaijan, i due stati si sono trovati in primo luogo sotto controllo zarista e, successivamente, dopo la Rivoluzione Russa del 1917, sotto occupazione sovietica, la quale ha dato vita a due Soviet separati e indipendenti.

Fino al 1991, anno del crollo dell’URSS, si può affermare che questi territori abbiano vissuto in un clima di “tranquillità”, o per lo meno non si sono verificati conflitti armati. Con la caduta dell’Unione Sovietica però la guerra era inevitabile: l’intermediario tra i due popoli non era più in grado di essere tale.

Dal 1991 al 1994 Armenia e Artsakh si sono scontrati con l’Azerbaijan. Nonostante l’enorme divario – sia sul piano dei rifornimenti, sia per il numero dei combattenti, l’Azerbaijan era l’unico possibile vincitore –, le cose si sono sviluppate in modo diverso.

La popolazione dell’Artsakh e quella armena sono riuscite a resistere al tentativo di invasione azera, arrivando al 1994 a un “cessate il fuoco”. Se questo primo conflitto si è risolto con una “vittoria” della fazione armena, quello che si è verificato nel 2020 non è andato allo stesso modo.

Il secondo conflitto: arriviamo a oggi

Nell’autunno di tre anni fa si è verificato il secondo effettivo conflitto – dico “effettivo” per il fatto che le tensioni in realtà non si sono mai esaurite –, nel quale l’Azerbaijan è riuscito a occupare una grande percentuale di territorio del Nagorno-Karabakh.

Dopo la tregua, la Federazione Russa, alleata dell’Armenia, ha messo a disposizione 2000 peacekeeper russi, con il compito di monitorare la situazione ed evitare che si scatenassero ulteriori scontri, ma soprattutto per garantire che l’unica via di comunicazione con lo stato armeno, ossia il corridoio di Lachin, rimanesse aperto e funzionante. Così però non è stato e lo si è potuto constatare nell’ultimo scontro armato, scatenatosi il 21 settembre 2023.

La natura di questo comportamento sembrerebbe essere politica: l’Armenia, storica alleata della Russia, ha espresso pubblicamente l’insoddisfazione delle azioni russe nelle zone dell’Artsakh, spostandosi sempre più verso Occidente e chiedendo sostegno all’Unione Europea e agli Stati Uniti.

La Russia, per punire le pubbliche affermazioni di Nikol Pashinyan, Presidente armeno, ha ordinato ai propri soldati di rimanere fermi e di non intervenire per limitare i danni dell’invasione azera. Per giunta la Russia si è avvicinata sempre di più all’Azerbaijan, soprattutto per quanto riguarda le risorse energetiche di questo stato: l’Azerbaijan è infatti uno dei principali esportatori di gas al mondo.

Ora, dopo pochi mesi dallo scoppio del terzo conflitto per la lotta all’autoaffermazione dell’Artsakh e del suo popolo, l’Azerbaijan ha pubblicamente affermato che il primo gennaio del 2024 il territorio del Nagorno cesserà di esistere. Un territorio che ha una propria identità culturale, sociale e storica viene definito inesistente: cosa significa questo? E che ripercussioni può provocare a livello internazionale?

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Camilla Decarli

Sono Cami, gen Z pura ma ancora molto boomer per le ricerche in internet. Mi piace fare tante cose e finirne molte meno, da vera trentina adoro la montagna e fare sport. Sono laureata in filosofia e dopo tre anni mi porto via la consapevolezza che preferisco studiare altro. Ciò che mi appassiona di più sono le persone e come si comportano. Totalmente persa nel mio mondo fin dalle elementari, che però ancora non comprendo.

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