Finalmente siamo entrati a piedi pari nella tanto attesa Fase2 dopo più di 60 giorni di isolamento forzato. Gli “arresti domiciliari” dai quali stiamo uscendo ci portano a comprendere quanto sia differente e fantastico sentire direttamente la carezza del sole sulla pelle, senza che venga rifratta dalle finestre, l’odore dell’aria fresca – magari satura del profumo dell’erba appena tagliata. Insomma, torniamo ad abitare quel mondo che si era fatto silenzioso e pacifico.
Tanti di noi nel corso della quarantena hanno asfissiato amici, parenti e social con miriadi di rivelazioni “mistiche” sulla riscoperta del proprio io, sulla necessità morbosa di praticare yoga, piuttosto che leggere o dedicarsi alla musica. Bellissime intenzioni, a volte autenticamente sincere, ma credo che il regalo più eclatante debba ancora essere scartato: un regalo che proprio noi stessi – attraverso il nostro ritiro – abbiamo contribuito a incartare, affinché potesse esserci nuovamente donato potenziato: la Natura.
«Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura» (Laudato sii, 44)
Sono le parole forti che Papa Francesco ha scritto nella sua Enciclica sui cambiamenti climatici: forse non le abbiamo mai sentite tanto vicine quanto in questo contesto; è proprio dal quel «contatto fisico con la natura» che ha preso vita la prima comunità di uomini all’alba dei tempi e credo che dovremmo imparare a fidarci un po’ di più delle nostre origini. E oggi, dove altro potremmo riscoprire questo aspetto, se non sulle nostre amate montagne? Anche il CAI l’ha pensa così: ha prodotto un piccolo vademecum per noi montanari.
Vergato in carattere grassetto, è il titolo di un articolo apparso recentemente sul Corriere della Sera. Come fecero molti dei nostri genitori, anche la nostra prossima estate potrebbe vedere la fioritura di carovane di camminatori e neo-campeggiatori. Questo perché, nonostante le illusioni di normalità, non possiamo dimenticare di vivere ancora una condizione di assoluta fragilità sociale, economica e, soprattutto, sanitaria.
Mi chiedo quanti giovani saranno entusiasti all’idea di trasportare, montare e smontare il loro rifugio notturno; dal canto mio devo confessarvi che, seppur in età tarda, il mio primo incontro con la tenda si è rivelato un inaspettato amore a prima vista. Esistono tantissime tipologie di tende, dai materiali ai prezzi più disparati, ma resta vero che la tua tenda è casa.
Inoltre, volersi imbarcare in una spedizione in completa autonomia, anche dal punto di vista del pernottamento, ci spinge a pianificare attentamente il percorso, a scegliere materiali ed equipaggiamenti, ad adattare il nostro essere a ciò e a chi ci circonda e ci accompagna.
Non a caso, è risaputo che la montagna è sempre stata maestra di vita, un’insegnante spigolosa e austera. In montagna, come nella vita, l’immobilismo ci tiene all’apparente riparo delle nostre sicurezze ma non ci spingerà mai ad ammirare quel fiore solitario delle vette che sboccia irrigato dal sudore del nostro paziente cammino.
Mettiamoci in viaggio allora, perché solo chi ha il coraggio di muovere il primo passo può gustare la bellezza del cammino…
E tu, quale sentiero percorrerai?
[1]Lett. Enc. Laudato si’(24 maggio 2015), 44.
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