Un problema preoccupante
Approfitto del periodo festivo, in cui soprattutto al sud il cibo è protagonista, per parlare del disturbo del comportamento alimentare (DCA), che affligge più di 55 milioni di giovani nel mondo, di cui oltre 3 milioni solo in Italia. Il 59% dei casi interessa ragazzi e ragazze tra i 13 e i 25 anni, mentre gli under 12 incidono per un preoccupante 6%. Di questi ragazzi, che soffrono soprattutto di anoressia – seconda causa di morte dopo gli incidenti, nella fascia di età tra i 12 e i 18 anni –, bulimia e binge eating (fame incontrollata), il 90% sono ragazze, mentre i casi nel sesso maschile sono aumentati di quattro volte dopo il 2020.
Questi dati ci fanno capire come ci sia una grande sofferenza di fondo nell’adolescente medio di questa nuova generazione, soprattutto dopo il covid, che ha stravolto la vita di tutti. Gli specialisti registrano un peggioramento dei casi, dovuto all’isolamento nel periodo della pandemia, alla chiusura delle scuole e all’assenza di rapporti sociali. Viviamo in un mondo dove l’aspetto fisico sembra contare più di ogni altra cosa, si ha l’ossessione di rincorrere degli standard di bellezza troppo alti da raggiungere. Questa “piccola fissazione” crea un enorme problema difficile da superare.
Cause, segni, sintomi, vie di uscita
Ovviamente non è solo l’insicurezza e la paura di non essere accettati dagli altri a provocare un DCA: le cause sono personali e spesso non si riesce neanche a individuare quelle scatenanti. Il cibo diventa il tuo peggior nemico, e ciò che ti dovrebbe aiutare a vivere ti fa morire dentro. Si inizia contando le calorie e a preoccuparsi di quanto si è mangiato, pensando che sarebbe stato meglio non farlo, fino ad arrivare a non mangiare affatto. Il corpo non regge, si ha più sonno, si perde il ciclo mestruale, più debolezza tanto da non riuscire a compiere tutte le azioni di una vita normale.
L’anticamera dei disturbi alimentari è la dismorfia, la visione di un corpo che non è il proprio, l’amplificazione ossessiva di caratteristiche che non ci piacciono e che rendiamo il centro del nostro mondo. La paura del proprio riflesso rende il passaggio davanti lo specchio o una semplice foto con gli amici un incubo, mentre il terrore di non entrare nei propri vestiti e di essere aumentati di un chilo, nonostante clinicamente si sia in sottopeso, diventa una realtà con cui fare i conti costantemente.
Non basta che tutti intorno ti facciano capire quanto sei magra, per il tuo cervello non sarai mai così, dovrai sempre perdere peso per sentirti bene con te stessa. Una dieta eterna perché pensi che l’unica cosa che conta è essere filiforme, l’unica cosa che puoi tenere sotto controllo, l’unica cosa buona che pensi di avere. Importante è il supporto della famiglia, che può rendersi conto quando il giovane inizia a soffrire di questi disturbi. Il diminuire le portate, il rinunciare a piccoli piaceri alimentari, il correre in bagno subito dopo aver mangiato probabilmente per espellere tutto, sono campanelli d’allarme che il genitore dovrebbe cogliere per prevenire un problema più grande.
Anche l’aiuto psicologico può fare tanto, per far tornare a vedere il cibo come un amico e riuscire ad accettare sé stessi anche con qualche chilo in più. Purtroppo, il DCA non viene ancora considerato da molti come un problema serio, e non sempre essere eccessivamente magri è il sintomo principale. Quando non ci sentiamo amati, quando ci sentiamo soli e inutili, cerchiamo qualcosa in cui eccellere: essere magri diventa l’unica cosa buona della vita e ingrassare è come fallire. Si vuole sparire, dimagrire e diventare più piccoli fino a non esistere. È difficile trovare la forza per mangiare, e per vivere dopo aver conosciuto il mostro con cui convivi ogni giorno, soprattutto per la scarsità di centri che si occupano di disturbi alimentari in Italia e per il costo che hanno. I tempi di attesa per farsi curare sono molto lunghi, lunghi come la lotta contro il proprio lato oscuro per guarire.
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