Tre anni di sacrifici, di ore passate sui libri, di viaggi su e giù tra Trento e Verona, tra qualche delusione e molte soddisfazioni. La fine di un percorso che si avvicina: la corsa al relatore, l’affannosa ricerca di testi, l’inizio della stesura, tra mille inconvenienti, e la consegna, digitale, della tesi.
Manca poco meno di un mese alla discussione quando mi rendo finalmente conto di aver svolto il più del lavoro; lasciando libero sfogo all’immaginazione inizio a pensare a come festeggiare al meglio quest’ultimo traguardo accademico: un bel vestito elegante, la cerimonia con amici e parenti in università, una grande festa con tutte le persone con le quali ho condiviso esperienze ed emozioni in questi ultimi anni.
E poi quello che non ti aspetti, università chiusa, fino a non si sa quando, per un’emergenza sanitaria di proporzioni mai viste prima. Quando iniziano a filtrare le prime voci è il panico: prima si parla di slittamento a data ancora da definire, passando poi ad un’ipotetica discussione a numero chiuso, ma quando la situazione si chiarisce l’unica possibilità è quella di affidarsi alla tecnologia.
Non avrei mai pensato, dopo mesi di lavoro spesi su di uno stesso argomento, di laurearmi da casa, circondato dalla mia famiglia, riassumendo i miei sforzi in venti minuti di videoconferenza su Skype. Nonostante questo, nulla può cancellare la grande emozione provata nel raggiungere un traguardo per nulla scontato, nemmeno averlo fatto nell’intimità del salotto di casa, vestito con un mix di abiti raccattati da mio papà e mio zio.
Così come la tecnologia è venuta in soccorso dell’università, allo stesso modo mi ha aiutato a rendere comunque speciale la mia discussione, permettendo ai parenti e alle persone a me più care di seguirmi in questo momento così importante. Malgrado questo periodo di quarantena forzata, sono riuscito a rimanere in contatto con tutti i miei amici, con i quali siamo riusciti ad organizzare una vera e propria festa di laurea multimediale.
Il ruolo della tecnologia, la quale ritenevo essere in grado di separare, piuttosto che di unire, si sta a mio parere manifestando in questi giorni sotto una luce diversa. Sebbene l’uso moderno dei vari apparecchi tecnologici permetta diversi utilizzi estremamente utili, la mia sensazione è sempre stata tendenzialmente negativa a riguardo, visto l’impiego poco cosciente dei mezzi a nostra disposizione e la difficoltà di farsi conoscere e conoscere realmente l’altro. Privati della possibilità di avere un rapporto fisico con le persone, si tende oggi ad avere un rapporto social più reale, a differenza di quello che avveniva fino a poco tempo fa, figlio forse della necessità di ristabilire un contatto vero in questo periodo difficile.
La tecnologia non potrà mai soppiantare l’esperienza concreta delle cose, ma si sta rivelando indispensabile per continuare a vivere il più normalmente possibile la nostra quotidianità.
Grazie ad essa la mia università ha saputo dimostrare una volta ancora la sua serietà ed organizzazione, sapendo gestire un momento estremamente delicato, garantendo a noi laureandi la massima tranquillità nell’attesa della nostra proclamazione.
Nonostante la situazione d’emergenza, l’opzione multimediale si è rivelata valida, aprendo forse alla possibilità di vivere in futuro l’università in maniera diversa, in una più strutturata e rafforzata sinergia con la tecnologia e tutte le sue possibilità.
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