I quadrati magici e il Sator di Pompei
Questo particolare quadrato fu rinvenuto nel 1936 negli scavi di Pompei, dopo la scoperta di uno simile, ma incompleto, nel 1925. È formato da cinque parole latine palindrome: si leggono anche da destra a sinistra, dall’alto verso il basso e viceversa. Una traduzione letterale abbastanza verosimile è: «il seminatore Arepo tiene con cura le ruote». Si tratta dell’esemplare più antico di un tipo quadrato che è stato ritrovato in tutta Europa, soprattutto all’interno di chiese, e datato a tutte le epoche successive all’era paleo-cristiana, soprattutto al Medioevo.
L’epoca d’oro dei quadrati fu il Cinquecento, quando i cosiddetti maghi ne inventarono moltissimi, attribuendo loro proprietà talismaniche. Da qui furono perciò chiamati «quadrati magici». Erano formati solitamente da numeri che, sommati in ogni direzione davano sempre lo stesso risultato. Un esempio l’abbiamo nel quadrato raffigurato in un’opera del 1514 di Albrecht Durer. Qual’è il risultato… o i risultati?
La somma dei numeri delle linee orizzontali, di quelle verticali e di quelle oblique, la somma dei numeri dei quattro settori quadrati in cui si può dividere il quadrato, la somma dei quattro numeri al centro e così pure la somma dei quattro numeri agli angoli è sempre 34. Se si prende un numero agli angoli e lo si somma con il numero a lui opposto si ottiene 17. Idem se si sommano i numeri opposti dei quattro settori quadrati e del quadrante centrale (15+2, 14+3, 12+5, 9+8, 6+11, 10+7). Se si prendono i numeri centrali dell’ultima riga si trova il numero 1514, anno in cui è stata creata l’opera.
Il quadrato «del Sator» di Pompei è importante perché molto antico. Risale sicuramente a prima dell’ottobre del 79 dC, quando Pompei fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio. Al tempo stesso, sappiamo che ci fu un devastante terremoto negli anni Sessanta, sempre dovuto al Vesuvio, e la ricostruzione era ancora in corso quando qualcuno tracciò quel graffito sulla colonna appena intonacata. Quindi il quadrato in questione è databile dal 60 al 79 dC.
Gioco enigmistico del passato?
La traduzione letterale del quadrato Sator non ha molto senso, per cui sono state ipotizzate varie interpretazioni; il mistero tuttora non sembra ancora definitivamente risolto.
Una lettura lineare potrebbe portare a traduzioni più o meno libere, come «il seminatore con il carro tiene con cura le ruote», «il seminatore di un arepo (pezzo di terra) mantiene con il suo lavoro il convento», «il Creatore mantiene con cura le proprie opere». Una lettura bustrofedica (cioè invertendo il verso di lettura alla fine di ogni riga o colonna) potrebbe portare a «il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino».
Considerando le parole come acronimi, arepo potrebbe dare «Aeternus Rex Excelsus Pater Omnipotens», tenet potrebbe essere «Tota Essentia Numero Est Tracta», l’intero quadrato «o Padre, prega per la nostra età» oppure «arretra, Satana, crudele in tutte le tue opere». Insomma, più si va avanti con la fantasia, più le ipotesi si moltiplicano.
Un’interpretazione molto interessante fu data nel 1926 da tre studiosi, indipendentemente l’uno dall’altro, che si accorsero che l’intero quadrato può corrispondere a questo anagramma.
Due «Paternoster» con in più due «A» e due «O»; una sola «N» comune ai Paternoster. In poche parole: una croce formata da due Paternoster tra alfa e omega.
Si tratta, evidentemente, di simboli cristiani: la croce, la preghiera del «Padre nostro», l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, figura retorica utilizzata nella Bibbia da Dio per presentarsi: «Io sono l’Alfa e l’Omega», cioè il principio e la fine (cf., ad esempio, Ap 1,8).
Il senso di un’immagine
Pompei distava circa 40 km dal porto di Pozzuoli, città dove sappiamo che esisteva già attorno al 60 una comunità cristiana, così come a Roma. Molti cristiani fuggirono in questi anni da Roma, a causa della persecuzione scatenata da Nerone nel 64, e dalla Palestina, invasa dai Romani, che nel 70 distrussero Gerusalemme. Il quadrato poteva quindi servire, come altri simboli, a segnalare la presenza di altri fedeli ai nuovi arrivati a Pompei: «state attenti: qui ci sono nemici, ma anche fratelli».
La validità di quest’interpretazione è tuttora dibattuta: c’è chi sostiene, ad esempio, che nel Medioevo, periodo al quale risalgono la maggior parte dei quadrati del Sator, non c’era bisogno di uno stratagemma simile perché i cristiani non dovevano certo nascondersi; inoltre l’Apocalisse, libro nel quale si trova maggiormente l’espressione «io sono l’alfa e l’omega», è probabilmente tardiva rispetto al quadrato di Pompei…
Alcuni graffiti di mano diversa vicini al quadrato di Pompei sembrerebbero tuttavia confermare l’interpretazione descritta: si potrebbero individuare un delta maiuscolo in cima e alfa e omega separati da una «N» alla base. Il delta è simbolo della Trinità, le altre lettere sono la chiave dell’anagramma. Forse qualcuno, passando di lì, aveva colto il messaggio…
Ci sono poi altri dettagli curiosi: la parola Tenet è al centro e forma una croce, che “tiene”, regge l’intero quadrato, antichissimo simbolo dell’universo. Inoltre Tenet inizia e finisce con il tau, che è una croce, tau che sta sempre tra un’alfa e un’omega. I medievali lo scrivevano soprattutto cominciando con Sator, il seminatore: qui c’è un probabile riferimento alla parabola del seminatore.
In realtà non si è ancora messa la parola fine a questo mistero. Vi sono interpretazioni varie e teorie più o meno di fantasia. Resta senza dubbio un affascinante enigma bimillenario.
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