In un periodo fortemente digitalizzato, in un’epoca dove la cultura risulta particolarmente rapida, liquida e leggera, andiamo a esplorare un mondo alquanto ignoto ai più, quello dei libri e dell’editoria. Lo facciamo attraverso un’intervista a Pierluigi Cabri, dehoniano e direttore delle EDB (Edizioni Dehoniane Bologna). Lo ringraziamo per la disponibilità e il tempo concessoci, soprattutto in giorni in cui i lavori riprendono febbrilmente e il tempo è poco.
1) Buongiorno p. Cabri. Diamo, prima di tutto, un po’ di numeri. In Italia gli Editori attivi e censiti sono circa 1.500, i libri pubblicati ogni anno (le novità) si aggirano intorno ai 75.000 (dato del 2018), quasi il 50% delle persone non leggono 3 libri in un anno. I lettori cosiddetti forti e cioè quelli che leggono almeno 1 libro al mese sono il 14%. I giovani e le donne in genere leggono di più. Tra i tanti libri pubblicati una percentuale altissima vende meno di 100 copie all’anno, un buon numero di libri non arriva ad avere neppure un solo lettore. Cosa le dicono queste cifre sul mondo del libro?
Questi numeri ci dicono una cosa semplice e cioè che il libro c’è, esiste, anzi di libri se ne producono tanti, fin troppi, ma molti di questi non vengono neppure letti.
La premessa dei numeri ci serve per dire che l’Editoria è un settore importante e appassionante, in ogni città e paese ci sono librerie dove ci si va volentieri qualche volta all’anno, almeno a curiosare, ma è anche molto complesso perché soprattutto oggi richiede un surplus di motivazioni, per continuare a crederci e a sopravvivere.
2) Motivazioni e passione, ma anche tecnica e rigore. Parliamo allora dell’abc dell’editoria, che per molti è un settore praticamente sconosciuto. Come funziona? Quali sono le fasi di produzione di un libro?
Per fare l’Editore occorre avere una squadra di persone che seguono, ciascuno con il proprio ruolo, il processo produttivo del libro, dall’inizio alla fine. Nell’ufficio di un direttore editoriale arrivano continuamente proposte di pubblicazioni (a tutti piacerebbe essere autori almeno di un libro nella vita) e qui si verifica una prima cernita. Non tutto ciò che viene proposto può essere pubblicato. I titoli che valgono o che sono ritenuti tali vengono approvati da una direzione editoriale e mandati in lavorazione: il testo viene redazionato (molti pur avendo idee non sanno scrivere correttamente), impaginato secondo i criteri della collana dove viene collocato, seguono vari “giri di bozze” e controlli fino all’«ok, si stampi». A questo punto il libro viene affidato alla promozione e al distributore, che lo porterà in tutte le librerie che sono interessate.
Dietro a questo “semplice” percorso, ci sono uffici amministrativi, uffici diritti, uffici stampa, persone che si occupano di promuovere il libro e di farlo girare. Oggi è molto importante avere uno staff che si interessa di comunicazione. I social in questi tempi, insieme all’editoria elettronica, pare facciano la differenza.
3) Andiamo all’oggi. Quali sono le difficoltà maggiori in questo settore nell’attuale situazione dettata dal Covid-19? Speranze e timori per il futuro?
La situazione nella quale ci troviamo oggi per il prodotto libro si sta rivelando un vero disastro. Le librerie, come tantissimi altri esercizi, sono state costrette a chiudere. La distribuzione si è fermata, ma non la produzione dei libri. Pertanto ora gli editori si trovano nella condizione di avere in magazzino i libri usciti nei mesi di marzo e aprile ma che sono rimasti invenduti. Quando si ripartirà occorrerà di nuovo programmare le uscite dei volumi in libreria ma parecchi titoli non verranno promossi e saranno cancellati (almeno per il momento). A fine anno 2020, 21.000 volumi (rispetto ai 75.000 di cui si è parlato), mancheranno all’appello, 44 milioni di copie saranno andate perse, 60 milioni di euro sarà il valore del venduto non rientrato nelle prime sedici settimane dell’anno. Quindi al momento timori tanti, speranze poche.
4) Perché ancora oggi, con tutti gli strumenti digitali che abbiamo, il libro cartaceo è ancora qualcosa da valorizzare? Perché uno studente universitario dovrebbe continuare a leggere, oltre a ciò che già deve studiare per il suo percorso accademico?
C’è chi sostiene che il libro cartaceo sia insostituibile. È vero che oggi si punta molto sulla produzione digitale, l’e-book senza il corrispondente cartaceo in questo momento sta avendo una crescita esponenziale e significativa, che fino a ora non era avvenuta. Tutti gli Editori stanno percorrendo anche questa strada, che in futuro potrà dare ulteriori risultati. Ma leggere, e in particolare studiare su un libro di carta, rimane qualcosa di unico e di speciale. Dicono che funzioni meglio nella testa di una persona. Forse questo va ancora dimostrato, ma l’Editore è convinto che la carta non scomparirà.
5) Cosa significa promuovere la cultura oggi, in un periodo caratterizzato da continui e contraddittori annunci (più o meno) scientifici e che oscilla tra allarmismi apocalittici e ottimistiche speranze del “tutto-tornerà-come-prima”?
Promuovere la cultura è il vero problema. Era il problema di ieri, sarà anche il problema del futuro. I miracoli in campo editoriale, come forse in tutti i campi, non esistono. Credere e promuovere cultura richiede tempi lunghi, lavoro, crescita comune. La cultura è tale se è partecipata, un unico soggetto non è in grado di fare cultura. Credo che ciò che è avvenuto nel mondo in questi mesi cambierà tante cose, tutto non può e non deve tornare come prima. Anche l’Editore viene costretto a ripensare il prodotto libro, a rinnovarlo attraverso i tanti strumenti che oggi sono disponibili.
La confezione esterna, la stessa forma, non è mai banale né va sottovalutata. Il contenuto: è questa la cosa più difficile da pensare e da intercettare, da capire e da proporre. In sostanza, è necessario continuare a credere che l’uomo e la donna sono fatti anche di pensiero, di intuizioni, di idee e progetti, che debbono viaggiare e andare oltre se stessi. E per fare questo, il libro – o quel prodotto che continueremo a chiamare libro – potrà certamente dare una mano.
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