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UE-Lukashenko: partita fuori casa

L’Unione Europea si è espressa sulle elezioni democratiche tenutesi il 9 agosto 2020 in Bielorussia. Dopo l’escalation di violenze, rapimenti ed esili nei confronti di oppositori del governo che da ormai due mesi stanno protestando e manifestando il proprio dissenso verso il nuovo Presidente, l’11 settembre, a seguito del Consiglio degli Affari Esteri, l’alto rappresentante dell’Unione Europea ha rilasciato una dichiarazione riguardante la situazione sviluppatasi in Bielorussia. L’UE ha dichiarato che le elezioni non sono state né libere né regolari e che il nuovo mandato del Presidente Lukashenko è privo di qualsiasi legittimità democratica. L’UE ha esortato il governo Bielorusso a rilasciare tutte le persone detenute a seguito delle proteste scoppiate in tutto il paese. Si dice inoltre pronta ad adottare nuove misure restrittive se necessario.

Ma la situazione bielorussa è molto complicata ed entrano in gioco dinamiche e giochi politici che rischiano di portare l’Unione Europea all’immobilismo e ad un concreto nulla di fatto.

In questa vicenda un ruolo fondamentale lo assume Cipro, Stato membro del Consiglio Europeo. Tutti gli Stati sarebbero d’accordo sulle sanzioni da applicare nei confronti della Bielorussia, come quelle di imporre il divieto di circolazione all’interno dell’Unione Europea ad alcuni principali componenti del governo instaurato da Lukashenko e di congelarne i beni nelle banche europee. Cipro però minaccia di imporre un veto sulle sanzioni per una situazione complicata creatasi con la Turchia. Cipro è una nazione divisa in due parti separate, costituite dalla Repubblica di Cipro, che comprende la maggioranza dei territori dell’isola, e la zona occupata nel 1974 dalla Turchia, autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord. La Turchia è inoltre artefice di politiche discutibili per quanto riguarda lo sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas inclusi in aree di mare di competenza di altri paesi (come ad esempio la Grecia) e considera proprie anche le zone di mare intorno al territorio a nord dell’isola di Cipro.

Proprio a causa di queste circostanze, Cipro minaccia di opporsi alle sanzioni contro la Bielorussia per cercare di smuovere la situazione con la Turchia, cercando di esortare l’Unione Europea a limitare le politiche di Erdoğan. In questa situazione l’Unione Europea si trova in un punto fermo, la Turchia è un paese con la quale ci sono importanti accordi strategici (soprattutto in chiave di immigrazione) e per questo motivo l’UE è restia ad applicare sanzioni e politiche che limitano l’ingerenza turca verso altri paesi.

Questo ha portato ad una situazione politica complicatissima, nella quale il diritto di veto di uno dei paesi europei più piccoli rischia di portare all’inazione dell’Unione. Cipro ha di fatto messo in atto una politica di scambio, richiedendo un intervento importante nei confronti di un paese che ha una fondamentale posizione strategica per l’intera Europa. Il Consiglio però non sembra essere intenzionato ad inasprire misure adottate contro la Turchia per evitare eventuali nuove tensioni. È la struttura stessa del voto all’unanimità del Consiglio Europeo che rischia di portare ad una situazione di stallo e alla possibilità che le sanzioni annunciate nei confronti della Bielorussia non vengano alla fine messe in atto.

Fonti:

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Andrea Perotti

Nato nel 1999, laureato in European and International Studies a Trento. Quando non mi interrogo sulla complessità del mondo, faccio sport per non andare di matto. Appassionato di economia politica, montagne e ciclismo.

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